Giorno 1: l’impatto con San Francisco


Sbrigata l’immigration e recuperati i bagagli lasciamo l’aeroporto: sono le 17.00, e ci dirigiamo verso la stazione della BART, il sistema ferroviario che collega le aree della baia di San Francisco. L’hotel che abbiamo prenotato si trova di fianco alla Porta del Drago, l’ingresso del quartiere di Chinatown, nel cuore della città: per arrivarci dobbiamo comprare un biglietto fino alla stazione di Montgomery Street, ma l’impresa è più ardua del previsto… Il display della macchinetta stampa biglietti è fitto di scritte e non mi consente di indicare la fermata o scegliere la linea o la zona di destinazione: dopo qualche minuto di attento ma inconcludente studio del monitor un’addetta della BART si avvicina e ci chiede ironicamente “Non sapete cosa fare o non sapete come farlo?!”. Le spiego dove voglio andare, lei digita una serie di comandi, quindi mi dice in modo estremamente veloce di premere “una volta 5 $, tre volte 1 $ e due volte 5 ¢”, in modo di selezionare l’importo di 8,10 $, il costo del biglietto! Con grande impaccio compio i comandi necessari, si apre uno sportellino in cui infilo i soldi e finalmente ottengo il biglietto! Ringraziamo la signora americana e, divertiti per l’accaduto, prendiamo il treno che ci porterà nel cuore della metropoli.

San Francisco, sullo sfondo il 345 California Center
San Francisco, sullo sfondo il 345 California Center

Durante il viaggio in treno possiamo vedere i primi scorci di America. Vedo la mia prima highway costituita da 4 corsie per senso di marcia, con automobili che si sorpassano indistintamente a destra e a sinistra. Sul treno noto i cartelli che invitano a lasciare i posti alle persone anziane: cartelli di questo tipo, che riportano norme di buona educazione e buonsenso, li troveremo spesso, accompagnati dalla frase It’s the law (“E’ la legge”), con il riferimento alla legge federale che trasforma un comportamento corretto ma facoltativo in obbligatorio.

La stazione di arrivo è sotterranea, la lasciamo e ci troviamo in Market Street: il primo impatto con San Francisco è davvero notevole, un mondo a cui non siamo abituati! Appena riemersi al livello del suolo ci ritroviamo circondati dagli alti grattacieli del distretto finanziario, lungo l’ampio marciapiede un buon numero di persone si muove con una composta velocità, la temperatura è fresca ma il sole splende ancora in un cielo particolarmente azzurro, la strada che ci affianca è trafficata ma non caotica. Meravigliati da una metropoli che ci sembra sin da subito pronta ad accoglierci come se fossimo a casa, chiediamo indicazioni per raggiungere il nostro hotel e iniziamo a prendere confidenza con la pianta reticolare della città: le strade si incrociano perpendicolarmente e c’è un incrocio ogni poche decine di metri, quindi è estremamente facile orientarsi. Camminiamo per quasi un chilometro, trascinando i nostri due trolley lungo qualche salita, e raggiungiamo così l’hotel Astoria.

Corridoio dell'hotel
Corridoio dell'hotel

Alla reception siamo accolti da un signore cinese, sbrighiamo le formalità del check-in, quindi riceviamo le chiavi e saliamo in camera. L’edificio è vecchio, in ascensore non si può salire in più di tre per volta causa limite di peso, i corridoi sono attraversati da tubi a vista, l’ambiente non sembra pulitissimo… L’arredamento della camera è in linea con quanto già visto: vissuto e minimalista, meritano una citazione la grossa abat-jour che occupa il comodino insieme a un vecchio telefono in bachelite e al foglio delle info dell’hotel in doppia lingua inglese-cinese, un arrugginito spruzzino del sistema antincendio (credo…), l’interruttore della luce montato in una scatoletta che sporge dal muro e un rumoroso sistema di aria condizionata, di cui non avremo bisogno. Il bagno è piccolissimo e, come tutti i bagni che incontreremo, sprovvisto di bidet e anche di… scopettino per wc! I water americani sono sempre pieni di acqua, tirando lo sciacquone il vaso si svuota e poi si riempie nuovamente: in questo modo si dovrebbe evitare di sporcare la tazza, anche se questo nuovo sistema mi crea diffidenza… Insomma, non è la camera di un hotel a 5 stelle, forse non arriva nemmeno a 2, ma l’avevamo intuito in fase di prenotazione e, dato che la utilizzeremo solo per lavarci e dormire, risponde alle nostre esigenze: è una vacanza all’insegna dell’avventura on the road, e sapersi adattare è importante!

Restiamo in camera per un’oretta, sistemiamo i bagagli e ci diamo una rinfrescata e poi usciamo, per nulla stanchi dal lungo viaggio ma carichi di adrenalina, alla scoperta della città!

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