Giorno 3: a piedi lungo il Golden Gate Bridge e il primo imprevisto con l’auto

Prima di lasciare per sempre San Francisco dobbiamo tornare a far visita a uno dei simboli della città: il Golden Gate Bridge. Abbiamo solo tre ore prima di recarci all'autonoleggio e ritirare l'auto, quindi per risparmiare tempo decidiamo di raggiungere il ponte in taxi. Arriviamo a destinazione alle 11:30: la nebbia è alta e riusciamo così ad apprezzare l’imponenza del ponte che si lancia sopra il mare dello stretto da cui prende il nome. Molte persone percorrono la via ciclopedonale, ci uniamo a loro: camminando sul ponte siamo sferzati da un vento freddo e mentre avanziamo la prima delle due torri che sostengono il ponte tenendo tirati i grossi cavi d’acciaio si mostra a noi in tutta la sua grandezza. Alla nostra sinistra le automobili scorrono lungo ben 6 corsie e i sensi di marcia sono distinti da paletti gialli che spuntano dalla pavimentazione e che mi sembrano vagamente pericolosi, mentre guardando a destra riusciamo a scorgere l’isola di Alcatraz da un’angolazione nuova, scorgendo la sua costa più rocciosa.

Il fascino del Golden Gate Bridge è dovuto anche alla misteriosa nebbia che lo avvolge

Giungiamo ai piedi della prima torre, un gigante di cui non riusciamo a scorgere la fine, che si perde nella nebbia. Noto le scale utilizzate dagli operai per i lavori di manutenzione della struttura: non soffro di vertigini, ma lo spettacolo è da brividi! Le scale sembrano piccolissime, così come le passerelle, e penso a quanto forte deve soffiare il vento lassù, già fastidioso all'altezza a cui mi trovo. Ci fermiamo qualche minuto a contemplare il fascino del ponte e della baia e in lontananza scorgiamo il Bay Bridge, che attraverseremo tra poche ore e che ci porterà fuori dalla città.

Passeggiando lungo il Golden Gate Bridge


Uno dei paletti gialli che delimitano i sensi di marcia
Dopo esserci goduti a sufficienza la maestosità e l’eleganza della struttura, uno spettacolo mozzafiato che emerge dalla nebbia un passo dopo l'altro, ripercorriamo in direzione opposta la strada da cui siamo venuti, incontrando numerosi ciclisti che vengono verso di noi. A malincuore, ci lasciamo per l’ultima volta il ponte alle spalle – e simbolicamente in questo momento ci lasciamo alle spalle l’intera città, dato che il nostro prossimo obiettivo sarà ritirare l’auto e partire – e raggiungiamo Downtown, dove consumiamo un veloce pranzo.


Uno delle torri del ponte, chissà com'è la vista dalla cima...
Torniamo in hotel, recuperiamo i bagagli e ci dirigiamo a piedi all’agenzia di autonoleggio, percorrendo le nostre ultime salite e discese per la città, raggiungendo la Hertz di Mason Street: mancano pochi minuti alle 14:00, l’ora in cui dobbiamo ritirare l’auto prenotata. Ottenuta l’auto affronteremo i nostri primi 300 km! La durata prevista per questo tratto è di quasi 4 ore, dobbiamo raggiungere l’hotel prenotato a Oakhurst entro le 20:00, ora di chiusura della reception, anche se sul sito c’è scritto che in caso di arrivo dopo le 21:00 è necessario avvisare, quindi non è ben chiaro a che ora termina il check-in, ma abbiamo abbastanza tempo per arrivare in orario, o almeno crediamo!

Giunti al bancone dell’autonoleggio parliamo con il signor Armando, che ci dà una spiacevole sorpresa: l’auto che ci deve essere consegnata non è ancora giunta in città e non arriverà prima di un’oretta e mezza, per cui ci fa depositare i bagagli e ci invita a fare un ultimo giro per la città. Durante la nostra conversazione, Armando ci spiega che un’auto di un’altra categoria rispetto a quella che abbiamo richiesto ci sarebbe, ma non è dotata di navigatore GPS: cerco di fargli capire che senza GPS, accessorio che abbiamo prenotato, non lascio San Francisco, quindi mi assicura che avremo l’auto con il navigatore, ma in ritardo.

I nostri ultimi passi in città, il distretto finanziario

Lasciamo perciò l’agenzia e facciamo i nostri ultimi passi tra i grattacieli di Downtown, sotto un cielo nuovamente azzurro ma striato da leggere nuvole bianche, con il pensiero che non raggiungeremo mai per tempo ad Oakhurst e rischieremo così di perdere la prenotazione! Decidiamo di avvisare l'hotel del nostro ritardo, ma lo faremo solo dopo aver ottenuto l’auto ed esserci messi in viaggio: la nostra conoscenza scolastica dell’inglese potrebbe rendere la cosa difficile, mi sono sempre divertito nel tentativo di farmi capire all’estero senza essere in grado di costruire frasi perfette, ma è la prima volta che dovrò farlo al telefono, senza avvalermi del linguaggio del corpo (noi italiani siamo tanto bravi a gesticolare…)! La nostra tanto fantasticata avventura on the road parte quindi con un imprevisto, non sarà l’unico né il peggiore ma in fondo che avventura sarebbe senza eventi inaspettati!

Artisti di strada a San Francisco

Scattiamo le ultime foto, incontriamo il tram donato dalla città di Milano a San Francisco e attivo sulla linea che utilizza mezzi storici provenienti da tutto il mondo, ci fermiamo ad osservare il balletto di due artisti di strada, una signora non più giovanissima ma scatenata in una danza frenetica e un ragazzo di colore a torso nudo. Ci distraiamo un po’, ma vogliamo sapere che ne è della nostra auto! Torniamo in agenzia e Armando ci dice che è arrivata e che la stanno pulendo: firmiamo le carte per il ritiro dell’auto e strisciamo per la prima volta in terra americana la carta di credito. L’agenzia ci regala un pieno di carburante (in pratica 50,00 $) per scusarsi per il disagio.

6 PGE 387: grazie di tutto!

Veniamo indirizzati a un ascensore, usciamo al piano indicato e consegniamo un biglietto a un signore che ci dà le chiavi dell’auto e ci indirizza a un nuovo piano, dove troviamo un grande parcheggio per lo più libero: ci muoviamo tra alcune grosse auto ferme e infine la scorgiamo, la nostra rossa Toyota Matrix targata California, l’auto che ci farà vivere il nostro sogno on the road! Sono le 16:00 e siamo in ritardo ancora prima di partire, ma per un attimo non ci pensiamo, perchè in questo istante ha inizio la nostra lunga avventura per le strade americane, lungo le quali assaporeremo quella libertà e quell’indipendenza che ci hanno spinto a venire fino a qui, a 10.000 km da casa, negli Stati Uniti.


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